💭 La musica horror era un gioco serio
La musica horror non è solo paura, ma un genere che crea emozioni forti attraverso le colonne sonore di film horror indimenticabili.
All’inizio, erano serate con mio fratello: guardavamo film che facevano paura, ma che accendevano l’immaginazione.
Poi, a scuola, con i compagni delle medie, se ne parlava, si discuteva, si fantasticava…
Non cercavamo solo paura, ma emozioni forti, quelle che restano sotto pelle.
In questo articolo racconto come la musica horror — e le sue colonne sonore — abbiano lasciato un segno profondo.
Un segno che, dopo anni, forse è diventato… una canzone.

Guardavamo film come Hellraiser, Nightmare, Halloween, La Casa, Shining, Non aprite quella porta, Profondo Rosso, Suspiria, Phenomena, La Cosa, Grano Rosso Sangue, Zombi, e tanti altri.
Sembrava che ne uscissero uno dietro l’altro, senza tregua.
Ogni settimana c’era un nuovo titolo che prometteva incubi, urla, presenze, case infestate o adolescenti nei guai in qualche bosco isolato.
E noi eravamo lì, pronti a guardarli tutti.
A spaventarci. A riderci su.
O forse ridevamo proprio per non avere paura.
Quelle emozioni ci attraevano: la tensione, il silenzio improvviso, il rumore inquietante che precede il mostro.
Ce la facevamo sotto… ma ci piaceva.
E non potevamo farne a meno.
E non era solo suggestione.
Secondo Dismamusica, la musica horror non serve solo a spaventare: è progettata per creare una tensione viscerale, quella che ci tiene incollati allo schermo anche quando vorremmo chiudere gli occhi.
Il suono, nei film horror, è l’uncino emotivo che ci aggancia prima ancora dell’immagine.

✂️ Ritagli, forbici e Goblin: quando la musica horror era magia
Ogni settimana correvamo a sfogliare TV Sorrisi e Canzoni. Non per i programmi, ma per i trafiletti dei film horror.
Ritagliavamo le immagini e le incollavamo nel diario di scuola. Era il nostro archivio della paura.
Un rituale che mischiava cinema e vita, immaginazione e sudore freddo.
E mentre incollavamo mostri e coltelli, ascoltavamo le colonne sonore horror.
Le atmosfere create dai Goblin nei film di Dario Argento, i sintetizzatori taglienti, i cori distorti: tutto contribuiva a costruire il nostro immaginario.
Quella era musica horror, anche se non l’avremmo saputo dire. Ma la sentivamo addosso.
Quei suoni particolari, quelle dissonanze studiate, i loro tempi irregolari e silenzi deformati.
Elementi che parlano direttamente al nostro istinto primordiale, suscitando disagio e attrazione allo stesso tempo.
Se vuoi scoprire come la musica sa emozionare in modi diversi, dai un’occhiata a 👉 Musica che emoziona: quando il suono tocca l’anima.
🎶 Musica horror e ispirazione: l’influenza che resta
Col tempo mi sono reso conto che quella musica horror ascoltata da ragazzino — e poi vissuta in modo più consapevole da adolescente — non mi ha mai davvero abbandonato.
È rimasta come una voce di fondo, pronta a riaffiorare nei momenti in cui cerco qualcosa da dire… o da scrivere.
Forse la canzone che sento nascere non sarà una vera “colonna sonora”.
Forse non parlerà esplicitamente di paura.
Ma avrà quella stessa tensione: una melodia che osserva nell’ombra, un silenzio che pesa quanto un urlo.

🏚️ La casa che non c’è (ma si fa sentire)
Un giorno, quasi per gioco, ho immaginato una casa.
In cima a un colle.
Vuota? Non del tutto.
Ogni tanto sento tre colpi nel muro.
Forse è il vento.
O forse è qualcosa che bussa per uscire.
E subito mi è tornata in mente una cosa o forse viceversa.
Negli anni ’80 sembrava che ogni film horror iniziasse così:
una casa isolata — su una collina, nel bosco, in mezzo al nulla — e un gruppo di ragazzi e ragazze che decideva così, a caso di andarci a passare il weekend.
E io ogni volta mi chiedevo:
“Ma chi glielo fa fare?!”
Ci ridevamo sopra tra amici.
Dicevamo che se una porta si fosse aperta da sola, o la luce fosse saltata senza motivo, io sarei tornato a casa in 5 minuti netti.
E invece no.
Loro no.
Quei personaggi — puntualmente — decidevano di restare.
Di esplorare. Di capire cosa stava succedendo.
E ovviamente, iniziavano a sparire uno per uno.
E ridevamo.
Perché era sempre così assurdo… ma anche così irresistibile.

🕴️ L’uomo ombra sotto il letto: la paura che promette protezione
Eppure, nonostante ci scherzassimo su, certe storie ci restavano dentro.
Ricordo una puntata di Zio Tibia, che era una sorta di antologia televisiva horror per ragazzi. C’erano episodi che mescolavano paura, gioco e qualcosa di più sottile.
In particolare, mi è rimasta impressa una storia: quella di un ragazzino che scopre che sotto il suo letto vive un mostro.
Un’entità oscura, ma non aggressiva con lui.
Ripeteva sempre una frase inquietante ma “rassicurante”:
“Sono l’uomo ombra e mai farò del male alla persona sotto il cui letto vivo.”
Quasi una convivenza.
Quasi un patto.
Un rapporto ambiguo, ma in equilibrio.
Fino a quando, un giorno, il mostro dice rivolgendosi al ragazzo:
“Ma io non vivo più sotto il tuo letto…”
E in quella frase — solo quella — c’era tutta la paura vera.
Quella che non urla.
Quella che ti fa sentire abbandonato da qualcosa che pensavi ti proteggesse.
Al momento non c’è ancora una canzone.
Non c’è un testo definitivo.
Ma qualcosa si muove.
Forse è proprio nel silenzio — o meglio, nell’ascolto — che certe idee iniziano a prendere forma. Ne parlo anche qui 👉 L’arte dell’ascolto: come nasce la musica dal silenzio.
E nasce da lì: da quei film, da quelle risate, da quei brividi,
da quelle colonne sonore horror che mi hanno insegnato che anche la paura — se raccontata bene — può diventare musica.
🧩 Quando una canzone inizia da un ricordo
La canzone non esiste ancora.
Ma sento che sta cercando un varco.
E quel varco, forse, passa proprio attraverso quei ricordi adolescenziali legati alla musica horror.
Forse il vero seme non è un accordo, ma una suggestione.
Forse la melodia arriverà tardi, ma la tensione — quella — è già dentro.
🎼 Se ami le emozioni forti nella musica…
La musica horror non è solo tensione e paura: è anche emozione allo stato puro, capace di raccontare storie e far vibrare corde profonde.
Se questo tema ti affascina, ti consiglio di leggere anche il mio articolo 👉 Scrivere canzoni per emozionare, dove racconto come le sensazioni diventano note e parole.
🕯 E tu hai una scena, un suono, una musica horror, una frase che ti è rimasta dentro?
Hai mai provato attrazione per una colonna sonora che ti metteva a disagio?
Una scena, un suono, una musica horror, una frase che ti è rimasta dentro?
Se ti va, raccontamelo nei commenti.
Perché a volte ciò che oggi ci inquieta… è esattamente ciò da cui, domani, può nascere qualcosa di nuovo.
Marco – In3ccioSonoro

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